Da Repubblica del 27-09-2013

 

SE

LA CRISI

MINACCIA

LA SALUTE

DEI FIGLI

I pannolini e gli omogeneizzati per l'ultima arrivata Barbara li compra a buon prezzo grazie al gruppo di acquisto solidale dell'asilo nido. Così riesce a fare un po' di economia, e i soldi risparmiati finiranno per l'apparecchio dei denti di Alessia, la più grande. Per la visita dall'ortopedico, invece, si può aspettare il prossimo mese. Questo ritratto di famiglia al tempo della crisi, i pediatri lo conoscono bene: "Qualche anno fa dovevamo arginare la valanga di richieste per analisi e visite specialistiche da parte dei genitori. Ora sono loro a chiederci se quello che prescriviamo è davvero necessario o se sia possibile rimandare", dice infatti Giuseppe Mele, fino a poco tempo fa presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e oggi del neonato Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e dell'adolescenza, Paidòss.


Che la crisi economica stia avendo ripercussioni sulla salute dei cittadini lo indicano diversi dati, gli ultimi sono stati quelli di Fondazione banco farmaceutico onlus e Caritas, che hanno lanciato l'allarme sulla crescente difficoltà nel comprare anche i farmaci con prescrizione medica: la povertà sanitaria è aumentata in tre anni del 57%, stando al rapporto presentato recentemente a Rimini. Due indagini condotte da Paidòss mostrano che la questione tocca anche i più piccoli.

"I genitori le hanno mai confidato di non riuscire a far fronte alle spese per le cure dei figli, negli ultimi mesi?" è stato chiesto a 600 pediatri di famiglia di tutta Italia. E la risposta è stata un sì in un numero sorprendentemente alto di casi, circa l'80%. Quasi i due terzi degli intervistati ha sentito mamme e papà pronunciare questa frase "abbastanza spesso", e l'11,8% dice di averla ascoltata puntualmente ad ogni visita. Oltre la metà dei pediatri (53,8%) conferma poi che la richiesta di controlli diagnostici per i piccoli assistiti è calata costantemente negli ultimi tempi. E la crisi sembra incidere anche sull'età dello svezzamento: al 60% dei medici coinvolti nell'indagine sono infatti capitati casi in cui lo svezzamento è stato anticipato per risparmiare sul latte artificiale.

La conferma del trend in atto arriva dall'intervista parallela rivolta a mille genitori - per l'80% mamme e per il 20% papà - tra i 20 e i 44 anni, equamente distribuiti in tutto il Paese e con figli tra zero e dodici anni. Il 45% di quelli con bimbi appena nati ammettono, per esempio, di scegliere il latte artificiale in base al prezzo invece che sulle indicazioni del pediatra, e il 31% dice di non comprare gli alimenti specifici per i bambini tra zero e tre anni - i babyfood - proprio perché troppo costosi. La famiglia di Barbara, che partecipa a un gruppo di acquisto e riesce ad ottenere buoni sconti, è ancora un'eccezione (fa parte del 5,7% degli intervistati); non sono molti neanche i genitori che cercano di risparmiare comprando questi prodotti online (25,3%).

Tornando alle spese mediche, il conto più temuto è quello del dentista, che preoccupa il 37,6% delle famiglie coinvolte nella ricerca. Seguono quelli per gli occhiali (25,7%), per le correzioni ortopediche, come plantari e scarpe (21,7%), e per cibi speciali (12,6%).
La situazione è ovviamente diversa se si ha a che fare con una malattia cronica o rara, come nel caso di 200 famiglie coinvolte nell'indagine. Per il 95%, negli ultimi due anni queste famiglie hanno dovuto tagliare spese o rinunciare a parte delle cure (60,5% "abbastanza spesso", 34,5% "sempre"). 

"Lo scenario che emerge dalla ricerca non stupisce, ma non mi aspettavo numeri tanto alti - commenta Mele - ed è un fenomeno che va monitorato: da una parte sappiamo che in Italia - dove la spesa sociale per l'infanzia è quasi ovunque pari a zero - vivono 720 mila bambini in povertà, e che questo numero sta aumentando. Dall'altro lato abbiamo Regioni che tagliano la spesa sanitaria, e i costi di quel che è ritenuto superfluo ricadono sulle famiglie. Che si troveranno così a decidere, per esempio, se far fare ai figli le vaccinazioni non rimborsate nella propria Regione".

A prevedere un prossimo calo delle vaccinazioni è l'8,2% dei pediatri intervistati; il 16% teme una diminuzione delle visite specialistiche non rimborsate dal Sistema sanitario nazionale, e un altro 15% pensa che si ridurranno anche quelle con ticket. "Il nostro lavoro di pediatri si basa per la maggior parte sulla prevenzione, ma il futuro preoccupa se anche permettere ai bambini di mantenere uno stile di vita salutare, facendo sport e mangiando in maniera equilibrata, comincerà a diventare troppo oneroso", conclude Mele.