15-11-2013 ALLARME DEI PEDIATRI
Bambini a rischio se il girovita si allarga
Anche nei più piccoli la “pancetta”, ovvero il grasso addominale, è il più pericoloso e va combattuto fin da piccoli
Riusciremo a smetterla di considerare bambini troppo pasciuti e cicciottelli l’orgoglio di mamma e papà? I pediatri continuano a ripetere che il sovrappeso da piccoli è una seria ipoteca sulla salute da adulti e durante l’ultimo congresso mondiale di endocrinologia pediatrica di Milano hanno dato indicazioni per un metodo semplice e alla portata di chiunque per capire se c’è da preoccuparsi o no: basta misurare il girovita e fare il rapporto fra questa misura e l’altezza per sapere se il bimbo è a rischio obesità.
PANCETTA - Il problema infatti è la pancetta, negli adulti come nei bimbi: il grasso viscerale è il più pericoloso e il classico indice di massa corporea (ovvero il peso corporeo diviso per il quadrato dell’altezza) non è l’ideale per capire se c’è. Meglio misurare la circonferenza della vita (in centimetri) e dividerla per il peso: se il rapporto è uguale o supera 0,5, meglio fare attenzione perché significa che un bel po’ di ciccia si è già accumulata sull’addome, indipendentemente dal peso segnato dalla bilancia.
E questo è rischioso, anche per i bambini: «C’è una relazione diretta fra grasso addominale e infiammazione sistemica – spiega Francesco Chiarelli, direttore della Clinica pediatrica dell’università di Chieti e presidente del congresso milanese –. Quando si introducono troppe calorie, le cellule devono aumentare di dimensioni per consentire lo “stoccaggio” dei grassi: questo stress le induce a produrre grandi quantità di molecole pro-infiammatorie, inoltre l’espansione delle cellule adipose provoca una riduzione della quantità di ossigeno nei tessuti e una modifica dei fattori protettivi locali. Se le anomalie persistono si sviluppano alterazioni della sensibilità all’insulina e si verificano infiammazione cronica dei tessuti e morte delle cellule».
GRASSO PERICOLOSO - Se le cellule si ingrandiscono troppo “scoppiano”, infatti, ma questo non fa che peggiorare le cose: il grasso si deposita sugli organi e si attiva ancora di più una locale risposta infiammatoria. «Il girovita abbondante è anche un indicatore affidabile della sensibilità all’insulina, che a sua volta è un fattore di rischio per il diabete – prosegue Chiarelli –. Un risultato uguale o superiore a 0,5 è un campanello d’allarme: significa che il bimbo è sulla strada della pre-obesità. Meglio non usare la parola sovrappeso, una definizione troppo spesso sottovalutata».
L’obesità è uno dei maggiori problemi sanitari nell’infanzia e può anche anticipare la pubertà, oltre che creare le premesse per un maggior rischio cardiovascolare in futuro: oggi è obeso un bambino su cinque ed è sovrappeso uno su quattro. Dati che collocano l’Italia al secondo posto, subito dietro gli Stati Uniti, nella poco lusinghiera classifica dei Paesi in cui l’obesità infantile è più diffusa. Quando l’eccesso di peso non viene risolto, l’infiammazione e i danni diventano cronici aprendo la strada a problemi come diabete, sindrome metabolica, statosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso”). «Combattere sovrappeso e obesità infantile è perciò un obiettivo molto importante di salute pubblica, per scongiurare l’arrivo di una generazione di giovani adulti malati cronici», conclude Chiarelli.
PANCETTA - Il problema infatti è la pancetta, negli adulti come nei bimbi: il grasso viscerale è il più pericoloso e il classico indice di massa corporea (ovvero il peso corporeo diviso per il quadrato dell’altezza) non è l’ideale per capire se c’è. Meglio misurare la circonferenza della vita (in centimetri) e dividerla per il peso: se il rapporto è uguale o supera 0,5, meglio fare attenzione perché significa che un bel po’ di ciccia si è già accumulata sull’addome, indipendentemente dal peso segnato dalla bilancia. E questo è rischioso, anche per i bambini: «C’è una relazione diretta fra grasso addominale e infiammazione sistemica – spiega Francesco Chiarelli, direttore della Clinica pediatrica dell’università di Chieti e presidente del congresso milanese –. Quando si introducono troppe calorie, le cellule devono aumentare di dimensioni per consentire lo “stoccaggio” dei grassi: questo stress le induce a produrre grandi quantità di molecole pro-infiammatorie, inoltre l’espansione delle cellule adipose provoca una riduzione della quantità di ossigeno nei tessuti e una modifica dei fattori protettivi locali. Se le anomalie persistono si sviluppano alterazioni della sensibilità all’insulina e si verificano infiammazione cronica dei tessuti e morte delle cellule».
GRASSO PERICOLOSO - Se le cellule si ingrandiscono troppo “scoppiano”, infatti, ma questo non fa che peggiorare le cose: il grasso si deposita sugli organi e si attiva ancora di più una locale risposta infiammatoria. «Il girovita abbondante è anche un indicatore affidabile della sensibilità all’insulina, che a sua volta è un fattore di rischio per il diabete – prosegue Chiarelli –. Un risultato uguale o superiore a 0,5 è un campanello d’allarme: significa che il bimbo è sulla strada della pre-obesità. Meglio non usare la parola sovrappeso, una definizione troppo spesso sottovalutata». L’obesità è uno dei maggiori problemi sanitari nell’infanzia e può anche anticipare la pubertà, oltre che creare le premesse per un maggior rischio cardiovascolare in futuro: oggi è obeso un bambino su cinque ed è sovrappeso uno su quattro. Dati che collocano l’Italia al secondo posto, subito dietro gli Stati Uniti, nella poco lusinghiera classifica dei Paesi in cui l’obesità infantile è più diffusa. Quando l’eccesso di peso non viene risolto, l’infiammazione e i danni diventano cronici aprendo la strada a problemi come diabete, sindrome metabolica, statosi epatica (il cosiddetto “fegato grasso”). «Combattere sovrappeso e obesità infantile è perciò un obiettivo molto importante di salute pubblica, per scongiurare l’arrivo di una generazione di giovani adulti malati cronici», conclude Chiarelli.
Dal "Corriere Salute " del 08-11-2013